I MIEI PUNTI DI VISTA
LA PENSIONE
Sentiamo frequentemente voci che parlano dell'INPS come di un "morto che cammina".. quasi in fallimento, con il rischio di non avere più la possibilità di erogare pensioni a nessuno..
Allora si aumenta l'età pensionabile a discapito di una qualità della vita che non sempre va come chi ci governa crede di immaginare.
Per di più, le nuove generazioni incontrano sempre più in difficoltà nel trovare lavoro, complice anche una preparazione scolastica che a tutti i livelli è sempre più slegata dalla realtà.
Il mio pensiero mi porta a ragionare su come poter affrontare questo problema da tutti i punti di vista.
Migliorare la qualità della vita di chi si affaccia all'età pensionabile e restituire ai giovani una maggiore possibilità nel trovare posti di lavoro.
Lo Stato dovrebbe dare la possibilità di andare in pensione a 60 anni.
Ovviamente calcolandola e modulandola con i contributi versati.
Ma se al cittadino va bene, a 60 anni può scegliere di andare in pensione.
Lo Stato garantirà l'importo pensionistico così calcolato, dai 60 anni all'età equivalente all'aspettativa di vita.
Se si ha la fortuna di vivere più a lungo, lo Stato attiverà tutti gli sgravi fiscali e gli aiuti possibili, portando però la pensione ad una quota minima.
Questa impostazione permetterebbe di sapere in anticipo la spesa che lo Stato affronta sul singolo pensionato.
Il cittadino potrà scegliere se accontentarsi e vivere una vecchiaia con meno soldi ma più libera e serena con la possibilità di dedicarsi, come era una volta, ad attività come il volontariato.
I giovani avranno più possibilità di trovare lavoro.
Una soluzione possibile?
Febbraio 2024 - IL DIARIO
Stavo rientrando a casa dopo l’ennesimo giorno di scuola.
Mi ero sopportato due ore di italiano, materia che odio dal profondo dell’anima, due ore di matematica ed una di inglese.
La professoressa di inglese è un tipo interessante. Per noi ragazzi della 5e è come se fosse una sorella maggiore. Anna. Nel pomeriggio, per chi ne ha bisogno, fa delle ore di ripetizione. Considerando che avrà si e no 35 anni ho una certa idea di quale ripetizione si tratti. Fortunatamente, o esattamente il contrario, non ne ho bisogno. Fosse stata di italiano..
Ma torniamo a me. Mi chiamo Roberto, ho 18 anni e studio Elettronica all’Istituto Pacini di Firenze.
Come dicevo, stavo rientrando a casa e noto a terra una agenda con una copertina rosa, chiusa da un lucchetto, carina, molto rifinita e con dei ricami floreali.
“Viola” c’era scritto al centro della copertina. Magari era il nome della proprietaria o semplicemente il brand della linea che veniva commercializzata. Ma come fare a cercare il proprietario se non si sa chi sia?
Arrivo a casa, curioso come un bambino che deve aprire il suo pacco natalizio, ma al tempo consapevole delle cose che, con tutta probabilità, vi avrei trovato scritte.
“Oggi ho iniziato la scuola, le professoresse sono delle stronze incredibili..” oppure “Credevo che fosse un amica ma ho scoperto che mi vuole fregare il ragazzo” e cose del genere, appunti di una adolescente.
Se fossi stato ancora più sfortunato l’agenda poteva essere di una ragazzina, che parlava di cartoni animati, di feste di compleanno.. o di chissà quali altri noiosi avvenimenti..
Arrivo a casa, salgo le scale che portano in camera, mentre mia madre mi dice “il pranzo è pronto, fai in fretta”. Rispondo “Certo mamma, due minuti e sono giù”. Pensavo davvero che in due minuti avrei aperto, o meglio, scassinato l’agenda, cercato e trovato il nome della proprietaria (davo per scontato che fosse una ragazza visti i colori..) constatato che si trattasse del solito noiosissimo diario di una teenager, richiuso e poi sarei sceso a mangiare.
Entro in camera, prendo un paio di pinze che di solito uso per rimuovere le graffette dai pacchi che mi arrivano con la merce spedita da Amazon, rompo il lucchetto ed apro il diario.
Margherita, questo era il nome della ragazza. C’era anche l’indirizzo di casa. Questione finita.. se non fosse che la curiosità che a quanto pare non è solo femmina, prende il sopravvento ed inizio a sfogliare le pagine.
Noto che le piace colorare con disegni magnifici ogni pagina, che riassumono in maniera eccezionale il sentimento racchiuso nel contesto del momento che viene raccontato.
Sfoglio quindi con rapidità le pagine e quando arrivo alle ultime, noto che il disegno è sempre lo stesso. Un ombra, tutta nera. Leggo allora incuriosito il contenuto di queste pagine.
Scrive di un uomo, di una figura cupa, che da un po’ di tempo le sembra di vedere ovunque lei vada. Una persona che le fa paura, tanta paura, della quale non ha mai visto il volto.
Lo ha notato la prima volta circa un mese fa, dopo una serata con le amiche passata in un pub irlandese del centro di Firenze. Fumava una sigaretta e da quella volta, non l’ha lasciata per un attimo.
Avevo un indirizzo ed un nome. Era passata già mezz’ora e penso a mia madre che, probabilmente, in questa mezz’ora mi avrà chiamato almeno dieci volte.
Scendo col pensiero che, non appena avessi mangiato, sarei andato a casa di Margherita a riconsegnarle il diario.
Mangio molto velocemente, come mai fino a quel giorno. Mangio poco a dire il vero, perché la sola idea che una ragazza potesse trovarsi in quella strana e spiacevole situazione, mi faceva stare male.
Esco di casa con mia madre che mi dice “sei appena arrivato, dove devi andare così di fretta..”. Io cerco di farle capire con poche parole che dovevo restituire un libro ad un amico, così non fa storie ed io parto alla ricerca della casa di Margherita.
Via Rododendro 43, la via che dovevo cercare. Avvio maps nel mio smartphone e mi metto a camminare.
Tutto sommato Firenze non è una città così grande ed il centro si gira benissimo a piedi. Io tra l’altro avevo appena scoperto di abitare a non più di due chilometri da Via Rododendro.. quindi nessun problema arrivare a piedi.
Mentre mi avvicino, seguendo le indicazioni del mio telefono, sento arrivare a sirene spianate due macchine dei carabinieri che mi sorpassano ad una velocità tale che se mio padre ci prova solo per 100 metri gli ritirano la patente a vita..
Ma proprio in quel momento mi era venuto un bruttissimo presentimento, e quando sono arrivato davanti casa di Margherita, quello che era solo un presentimento è diventato purtroppo realtà.
I carabinieri erano al civico 43. Ed io, ora, cosa dovevo fare?
Se decidessi di entrare, con questo diario, è possibile che i carabinieri mi facciano un milione di domande e magari riuscirei a tornare a casa solo in tarda sera.. ma se non entro, non dico dove ho trovato il diario, cosa che credo sia importantissima per le indagini.. che diavolo di comportamento codardo sarebbe.
Quindi mi sono deciso, entro.
Busso alla porta ed è proprio un carabiniere ad aprire.
“Lei chi è, perché è qua?”
Mi presento.. “Mi chiamo Roberto e.. e.. dovrei consegnare qualcosa che ho trovato per terra, per strada..”.
Il carabiniere mi raggiunge, è titubante nel farmi entrare, estremamente diffidente, si avvicina e mi dice..
“Cos’è che deve consegnare?”
“Questo diario. E’ di una ragazza che si chiama Margherita, abita qui, l’ho trovato per terra un’ora e mezzo fa. L’ho aperto per capire di chi fosse, per trovare informazioni su dove abitasse, ed eccomi qua”.
“Mi dia il diario e mi dica dove l’ha trovato.”
“L’ho trovato a poche centinaia di metri dall’Istituto Pacini, nell’incrocio dove c’è il McDonald.”
Lui mi vuole liquidare immediatamente, si vede che ha fretta di mandarmi via..
“Mi dia la sua carta di identità, dovremo farle delle domande, dovrà restare a disposizione e non lasciare la città”.
“E dove vado, sono un ragazzo di 18 anni, che va a scuola, ma.. è successo qualcosa alla ragazza?”
“Non possiamo dire nulla, lei rimanga a disposizione”.
Se non altro torno a casa presto, ma certamente molto, molto preoccupato.
Anche se non conosco di persona Margherita, volevo sapere cosa le fosse successo, perché i carabinieri a casa.. magari è stata rapita.. oppure ha avuto un incidente.. o si è sentita male..
Qualunque cosa le fosse capitata ero sempre più preoccupato, come lo si è quando si tratta di un familiare, in questo caso, come fosse una ipotetica cugina.
Torno a casa, passo il resto della serata tra libri di scuola, cena, un po’ di gioco con la PS4 ed un po’ di TV.
Ma il pensiero era sempre lì: Margherita.
Cerco di dormire.
La sveglia arriva sempre prestissimo per poi spegnerla e farla suonare e risuonare e risuonare più e più volte… una tortura… ma inevitabile e necessaria, indispensabile per iniziare ogni nuova giornata.
Mi vesto e parto per andare a scuola. Anche se oggi me ne sarei fregato delle lezioni. Sarei andato diritto nella classe di Margherita a cercare di capirci qualcosa di più..
Ho scoperto che la classe di Margherita è la 4g, quindi lei ha 17 anni, uno meno di me. Ho guardato anche delle foto di classe, facendomi indicare quale fosse Margherita.
Una ragazza mora, capelli lunghi fino alle spalle, lisci, un volto spigoloso ma tutto sommato una bella ragazza.
Spacciandomi per un suo amico, chiedo perché non fosse a scuola, mostrandomi preoccupato perché la sera prima avrei dovuto vederla ed invece non si era fatta viva.
Mi si avvicina un ragazzo e mi dice: “Come, non sai niente?”.
“No, mi dispiace, che è successo?”
“Ieri Margherita è scomparsa, dopo l’uscita di scuola, doveva vedersi col suo ragazzo ma lui è venuto a scuola dicendo di non averla incontrata.. ora i carabinieri la stanno cercando..”.
Allora cerco di conoscerla meglio, facendomi raccontare della sua famiglia, del suo ragazzo.. magari avrei capito qualcosa di più sul perché una ragazza di 17 anni possa essere stata rapita..
Magari avrei scoperto che, invece di essere stata rapita, semplicemente era scappata da qualcosa..
Cercavo di trovare dentro di me un finale positivo a questa storia..
Il ragazzo continua a raccontare..
“La sua famiglia è molto invadente. Margherita è figlia unica, i genitori sono sempre qui a scuola a parlare coi professori di lei, dei suoi voti, del suo comportamento, di quanto ci tengono a che vada bene.. insomma, dei genitori che nessun adolescente vorrebbe...” dice con un sorriso sulle labbra.
Prosegue.. “La famiglia in compenso economicamente sta bene. Margherita è sempre ben vestita, ha i cellulari di ultima generazione, portatili, tablet.. non le manca proprio mai niente. Il ragazzo invece non so che tipo sia. Di sicuro è più grande ed ha un lavoro come meccanico in una officina del centro. Non ho mai visto i genitori ma, gira voce, che il padre sia una persona della quale non potersi fidare. Cerca sempre il figlio per chiedergli i soldi.. cosa ci farà poi il padre con i soldi del figlio..”.
Sarebbe facile e scontato fare due più due.. Il padre del ragazzo che cerca soldi.. la ragazza del figlio che ha genitori coi soldi.. e come si sente dire spesso nei telefilm in TV le cause di questi delitti sono sempre la gelosia o i soldi.
Termino la mattinata di scuola nella mia classe. Avevo saltato abbondantemente due ore e mezza ma poco importava, anche le altre due e mezza seppure fossi in classe con la testa ero già nell’officina del ragazzo di Margherita.
Esco da scuola e senza neanche pensare di tornare a casa mi dirigo, sempre con l’aiuto del mio infallibile telefono, all’officina in centro che mi era stata indicata. Ormai come tutti i negozi di Firenze, anche questa officina era praticamente sempre aperta, quindi alle 13 andavo a colpo sicuro.
Mi avvicino e chiedo di Andrea, si chiamava così il ragazzo di Margherita.
Andrea però non c’era, dicono che manca da ieri pomeriggio. C’era stato il padre verso le 14:00, hanno parlato un po’ e poi se ne sono andati frettolosamente e nervosamente insieme.
Perché se avesse rapito la ragazza, poi il padre lo avrebbe poi confessato al figlio??? Perché renderlo complice??
Eppure gli orari sembrano coincidere... non sapevo cosa pensare... ma per non dare nulla per scontato e visto che avevo ancora gran parte del pomeriggio, con uno spirito investigativo che non avevo mai avuto fino a questo momento, volevo fortemente conoscere e sapere qualcosa di più del padre.
Chiedo informazioni agli altri meccanici, uno dei quali, il titolare della officina, inizia a parlarmi del padre.
“Lo conosco perché prima lavorava qui, proprio in questa officina, quando ancora era sposato e stava crescendo Andrea. Era un bravo meccanico ed un buon padre, che però come a volte purtroppo capita, in momenti di stress e difficoltà ha cercato conforto in alcool e droga.. Ho dovuto licenziarlo, ho anche sofferto molto, ma quando poi ho potuto assumere suo figlio è come se mi fosse stata data una seconda possibilità. Andrea è un bravo ragazzo, anche se parla poco. Ma è bravo. Il padre, che non vedevo da molto tempo, prima che ieri venisse ed andasse via insieme ad Andrea, si dice in giro che ora abbia ora anche dei problemi di gioco...”.
Droga, alcool, gioco, mio Dio... qui le cose iniziano ad essere davvero tante. Volevo a tutti i costi scoprire la verità.
Ma sono ad un vicolo cieco. Posso andare dai carabinieri, almeno li aggiorno con tutte le informazioni che ho raccolto, si, posso andare, e magari loro tutte queste cose le sanno già e faccio solo la figura del fesso ma... ma più tardi, ora devo concentrarmi e cercare di capire come e dove cercare Margherita.
Allora mi viene un’idea che... veramente avrei dovuto avere molto prima… Entrare nei social network per capire chi sono i suoi amici, qual è la sua vita e magari, se ha un telefono dietro... sperare di poterlo rintracciare.
Corro dunque a casa pensando che… cavolo... non avevo avvertito i miei del ritardo…
Mia madre era abbastanza arrabbiata ma, la consolava il fatto che per il resto della giornata non sarei più uscito di casa. Infatti mi rintano in camera ed inizio a cercare.
Metto il nome su Google, così per vedere e trovo 4 profili su Facebook.
Due profili erano di due ragazze omonime di altre regioni ma due, due erano suoi profili, ma mentre uno era un vero profilo, un profilo nel quale c’erano i suoi compagni di scuola, il suo ragazzo, ed era pieno di post attribuibili ad una 17enne, l’altro era a dir poco strano.
La foto di bassa risoluzione, come rubata altrove o ritoccata, la raffigurava in una posa estremamente sexy, non normale per lei o almeno, non coerente con il precedente profilo.
Anche il contenuto e le foto pubblicate non corrispondevano alla figura che, le informazioni raccolte in questi due giorni, avevano assemblato come un puzzle nella mia mente, e cioè l’immagine di una brava ragazza, tranquilla, serena e di sani principi.
Approfondisco il profilo da me considerato “falso” e noto anche la partecipazione ad eventi, riguardanti feste, incontri particolarmente erotici, incontri per single... e l’ultimo di questi era proprio all’uscita della scuola del giorno della sua scomparsa.
Ma chi e perché avrebbe fatto tutto questo? E poi… era proprio un falso profilo o era Margherita ad avere una doppia vita?
Ed io... a chi potevo chiedere?
Una cosa però potevo farla, vedere se tra l’elenco degli amici del profilo falso avessi trovato qualcuno dei miei o qualcuno che conoscessi.
Che strano. In questo profilo e non nell’altro trovo l’amicizia del padre di Andrea. Perché il padre del ragazzo di Margherita le è amico solo nel profilo dove lei sembra essere una ragazza facile?
Margherita è a conoscenza del profilo falso?
L’indomani, sempre dopo la scuola, mi reco a casa dei genitori di Margherita.
Suono il campanello, i carabinieri non c’erano già più.
Parlo allora con i genitori, dall’aria distrutta, travolti da un dolore e da sensazioni che non credo di poter neanche lontanamente immaginare.
Mi dicono che per i carabinieri, una ragazza quasi maggiorenne, scomparsa da così poco tempo, molto spesso è motivata da del rancore verso i genitori. Per far loro un dispetto scappano per alcuni giorni e ritornano quando terminano la loro scorta di soldi. Insomma, per i carabinieri, non avrebbero dovuto neanche preoccuparsi.
Ma cosa ne sanno? Ci hanno vissuto insieme? O si basano su semplici statistiche?
Io racconto le mie giornate alla ricerca di Margherita, loro ringraziandomi, mi mostrano altre foto della ragazza, foto nelle quali viene ritratta in estate, ed è davvero bellissima.
Dopo aver parlato loro per almeno un’ora, gli chiedo di poter accedere al PC di Margherita, per vedere se quei due profili di cui avevo loro parlato erano presenti entrambi nel PC.
Conoscevano la password, cosa che pochi adolescenti comunicano ai genitori. Questo già mi faceva capire che nel PC avrei trovato pochi segreti e che forse anche del profilo falso che cercavo non ce ne sarebbe stata traccia.
Infatti. C’era solo il suo profilo reale. Ma allora chi e perché ne aveva creato uno falso? Chi e perché aveva generato quegli appuntamenti?
Di tutte le cose che mi erano state dette, mi rimbalzavano in testa solo i commenti relativi al padre di Andrea. Droga, alcool, gioco. Bisogno di soldi.
Torno a casa. Un’altra notte avrebbe portato altre idee, altre cose da chiedere, altri posti dove cercare.
Infatti, appena arrivato a casa, il “tenente Colombo” che ormai si era impossessato di me aveva la curiosità di cercare eventuali profili social del padre di Andrea.
Il nome lo conoscevo e digitandolo sempre in internet scopro che, come per Margherita, anche lui aveva due profili. Ed il profilo che reputavo vero era privo dell’amicizia di Margherita. Era il profilo falso che aveva quella amicizia in comune.
Dunque, due profili, uno falso di Margherita ed uno falso del padre del fidanzato. Perché?
Poi decido di vedere il profilo vero di questo padre alcolizzato e drogato e.. con stupore, scopro che proprio sul Social praticamente ha scritto la storia della sua vita.
In pratica, nel suo passato ci sono state sia droga che alcool, ed anche una parentesi del gioco d’azzardo.
Già, una parentesi che lo aveva portato a contrarre un grosso debito con l’officina meccanica, debito che non è riuscito mai a restituire e che a causa del quale, doveva necessariamente chiedere di tanto in tanto i soldi al figlio per poterli ridare al suo ex capo.
Quindi ora era tutto più confuso.
Ma se c’era qualcuno che voleva farla pagare al padre di Andrea, che conosceva le abitudini di Margherita, conoscendo il fidanzato, questo era il titolare dell’officina.
Ed i due profili? La cosa più ovvia era creare un depistaggio per tutti, e far ricadere le colpe sul padre di Andrea.
Fatto, caso chiuso, questa sera, molto tardi, esco e vado all’officina. Tanto, tra me e me penso che se c’è un luogo dove nascondere una ragazza, quale posto migliore se non un’officina? Ci sarà uno scantinato, una stanza anche piccola dove poter rinchiudere qualcuno senza che possa essere visto.. neanche dagli altri dipendenti e.. neanche da Andrea.
Erano le 23:30 quando sono uscito di casa. Mi dirigo verso l’officina ovviamente chiusa.
Entro, è anche stato troppo facile. Inizio a cercare ovunque, in tutti i locali, nelle stanze di verniciatura, nelle toilette ma niente. Poi penso che nelle officine, i ponti nei quali si verificano le autovetture, sono installati in zone dove sotto il pavimento ci sono alcuni metri cubi di spazio, un posto ideale per mettere un corpo.
C’erano quattro ponti, tre dei quali con le vetture sollevate, quindi la parte sotto il pavimento era visibile ed ovviamente vuota.
Il quarto invece no, era chiuso, basso, cerco un telecomando per alzarlo.
Non appena inizio sento arrivare le auto di carabinieri.
I carabinieri.. ancora non erano passati i 7 giorni di scomparsa, per dare peso alla cosa, ma allora perché li sento arrivare? E’ solo un’impressione? In realtà vanno da un atra parte?
No, proprio no.. stanno venendo qui. Entrano mentre sto sollevando il ponte. Entrano mentre il corpo senza vita di Margherita inizia ad intravedersi. Entrano perché, avevo fatto scattare il sistema di allarme.
Arriva anche il titolare, col volto terrorizzato da quello che stavo facendo, da quello che avevo scoperto.
Mi portano via, pensano che sia stato io. Pensano che volessi nascondere il corpo, non che l’avessi trovato.
Mentre lo fanno, mentre mi stanno caricando nell’auto, scorgo ancora il titolare dell’officina.
Questa volta il suo volto era sereno, con stampato un leggero sorriso che mi stava decisamente irritando.
Nei giorni seguenti ho raccontato tutto, ma ancora nessuno è disposto a credermi.
Ho cercato Margherita, l’ho trovata morta e me ne sono preso la colpa.
Nove mesi dopo, grazie alla tracciatura dei telefoni cellulari, hanno verificato e confermato che il titolare dell’officina si trovava nell’incrocio vicino alla scuola proprio nel giorno della sparizione di Margherita.
Interrogato e messo sotto pressione, ha confessato, scagionandomi.
Io ho passato nove mesi all’inferno, ed ho fatto soffrire i miei genitori.
Ma è niente se confrontata alla sofferenza dei genitori di Margherita.
Sono stato a trovarli, si sono scusati con me. Mi hanno odiato, molti lo hanno fatto.
Ma io sono stato sereno e non porto rancore per nessuno. Tutti devono saperlo.
Ho fatto il mio dovere. Male. Ma l’ho fatto.
Ora devo recuperare nove mesi di scuola, nove mesi di vita, nove mesi di libertà.
Ciao Margherita, ovunque tu sia.
02 febbraio 2024 - I figli
Ogni parola utilizzata per descrivere la gioia della nascita dei propri figli, sarebbe scontata, quasi banale. Voglio però descrivervi l'emozione più forte che ho provato con la nascita del primo e successivamente del secondo figlio. Quando si è giovani non si conoscono ancora emozioni del genere. Si sa che sarà una cosa meravigliosa, che cambierà e riempirà la propria vita, che ci renderà più responsabili perché da quel giorno in avanti ci sarà qualcuno che non dobbiamo deludere, che conterà su di noi.. tutto vero. Ma il sentimento più forte provato in quei giorni è stato diverso. Dai giorni della nascita dei miei figli, ho maturato la consapevolezza che ci sarebbe stato sempre qualcosa di più importante della mia vita stessa.
Sicuramente banale e scontato anche questo.
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